martedì 2 marzo 2010

La mission


Business Idea
Le doti imprenditoriali di un gruppo di venti giovani rafazzi sono la caratteristica predominante dell’idea imprenditoriale promossa, la realizzazione cioè di una società che si occupi di “Banqueting”.
Il termine banqueting è di origine inglese e si riferisce all’attività di preparazione di cibi e bevande nell’organizzazione di banchetti.
L’attività potrebbe essere confusa con quella di catering la quale, pur essendo legata al banqueting, si occupa di tutte le operazioni di approvvigionamento di alimenti.
Il banqueting può essere svolto all’interno di sedi abituali e circoscritte, all’interno di hotel, centri congressi, sale di ville, palazzi dimore antiche.
La scelta di una così peculiare attività di servizi scaturisce dalla particolare predisposizione artistica e professionale dei soci, i quali, arricchiti dalle nozioni, esperienze, capacità e competenze lavorative, hanno deciso di cimentarsi con una delle più antiche arti , voluta dai re, creata e coltivata dalle regine e solo nell’ultimo secolo divulgata alle classi emergenti.
Oggi rappresenta un’arte florida il cui nome evoca organizzazioni efficienti, competenza e business.

Situazione economico-occupazionale dell’area
Il territorio brindisino allargato, nella sua articolazione territoriale, presenta una situazione economico-occupazionale non certo felice.
Dopo il boom “industriale” di alcuni decenni fa (prima il settore chimico, quello energetico e, dopo, l’aereonautico), che ha consentito una certa sopravvivenza del processo produttivo, la crisi diffusa si fa sentire, soprattutto nella nostra provincia.
Da alcuni anni, non esistono nuove iniziative industriali, né riconversioni e né ampliamenti,
con una forza occupazionale datata ed obsoleta alla ricerca di un rapido pensionamento: occorre ribadire che il 70% circa degli stabilimenti fanno capo a capitali esterni, con centri decisionali lontani dalla nostra provincia.
La globalizzazione imperante e l’allargamento dei mercati dettano leggi inesorabili, in cui il ritorno “finanziario” dell’investimento deve avvenire in breve tempo, e questo comporta la scelta di siti “marketing oriented”, con produzioni appetibili (per nicchia), con mercati di sbocco e di assorbimento vicini e veloci: tali aspetti essenziali, con il nostro meridione tagliato fuori dai grandi mercati, sono predominanti nelle scelte strategiche delle aziende.
L’allargamento dell’Europa, in tempi brevi e medi, costituisce per noi, più una minaccia che una opportunità, in quanto l’economia di nuovi paesi non è ancora matura, con un potere di acquisto individuale che non favorisce l’esportazione di prodotti ad “alto” e “medio” valore aggiunto.
Le aziende residuali che sopravvivono curano le manutenzioni (elettriche, meccaniche e di supporto) delle aziende produttive esistenti, le quali, per non assumere personale e quindi ridurre i costi, attuano delle politiche di “outsourcing”, cioè tendono ad esternalizzare i servizi.
L’agricoltura, una volta fiorente, ad alto assorbimento di mano d’opera “comune”, nonostante gli aiuti nazionali, comunitari e regionali, non ha saputo evolversi e specializzarsi, senza porsi problemi di mercato e di collocamento dei prodotti.
Si è sempre pensato, erroneamente, che tale settore non potesse essere portante e trainante per l’economia del territorio, costituendo un settore meramente aggiuntivo: senza sforzi decisi e convincenti tale attività, mentre in tutto il resto dell’Europa si è evoluta e strutturata, da noi, non ha saputo cogliere le opportunità potenziali, anticipando i tempi: il risultato è l’invasione, sempre più massiccia, dei nostri mercati, di prodotti dei paesi europei e confinanti, a prezzi fortemente competitivi.
Il sistema agro-industriale, di trasformazione, fortemente dipendente dalla produzione in “loco”, abbondante e di qualità non molto elevata, lavora per “conto terzi”, senza un marchio proprio ed un mercato di sbocco: gli opifici esistenti, anche in questo caso, appartengono a gruppi industriali nazionali ed internazionali che influenzano largamente le scelte di mercato, non consentendo a piccoli produttori (laddove ci sia la reale volontà di presentarsi in maniera diversa al mercato) di creare una propria attività.
Il terziario allargato ed il sistema dei servizi risentono pienamente di tale situazione.
Nonostante la presenza importante del Porto e dell’Aeroporto, le attività dirette e collegate non apportano benefici sensibili al territorio ed all’occupazione in loco. I servizi portuali sono concentrati su attività di carico merci e scarico del carbone, con poche società impegnate: l’attività di trasporto passeggeri, una volta fiorente, è residuale e di solo transito, con costi aggiuntivi sempre crescenti, che portano gli utenti e le stesse navi a preferire scali diversi e più convenienti.
Assenti attività collaterali e di valorizzazione del porto dal punto di vista turistico. L’aeroporto e la situazione occupazionale inerente è stabile, consolidata, e non risente, in maniera proporzionale, dell’aumento eventuale del transito “passeggeri”.
Scarse le attività “tipiche” del terziario “avanzato” e dei servizi alle aziende: sono proporzionali alle dimensioni ed alle presenze sul territorio.
Il “turismo”, inteso come attività economica strutturata, è presente sia come attività economica, che come “forma mentis” da parte degli imprenditori locali. Il territorio della Puglia e quello brindisino, in particolare, offre, “habitat” naturale ed un “ambiente” complessivo particolarmente accattivante, che potrebbe consentire un notevole sviluppo, sia in termini economici, che occupazionali dell’area. Le coste pescose e limpide e le spiagge “citate” in campo internazionale, unitamente ai “prodotti tipici”ed ai beni storico- archeologici non costituiscono “sistema”, con scarse ricadute sull’occupazione, che più interessa il mondo dei giovani.
Da queste succinte considerazioni, così come visto in precedenza, il gruppo dei giovani, con forte determinazione, ha ipotizzato un’attività autonoma congeniale alla loro collocazione culturale ed operativa. Un aspetto importante e determinante per la scelta è che la volontà comune di operare, tipica di questo tipo di studi, si è coniugata con una esigenza lavorativa che, in altro modo, non sarebbe stata soddisfatta.

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